I miracoli di Gesù

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Alcuni miracoli sulla strada per Betania (580.8 - 580.9 - 580.10)

Una donna di civile condizione, ferma il ciuchino, sul quale è in sella, presso un robusto albero che ombreggia un bivio e attende Gesù. Quando Egli è vicino scivola dalla sua cavalcatura e si prostra, a fatica, perchè ha fra le braccia una creaturina molto inerte. La solleva senza dire una parola. I suoi occhi pregano nel volto afflitto.
Ma Gesù è fra una siepe di gente, e non vede la povera madre inginocchiata ai margini della via. Un uomo e una donna, che sembrano in compagnia della madre afflitta, le parlano: "Non c'è nulla per noi" dice scuotendo il capo l'uomo. E la donna: "Padrona, Egli non ti ha visto. Chiamalo con fede ed Egli ti esaudirà".
La madre le dà ascolto e grida forte, per vincere il rumore dei canti e dei passi: "Signore! Pietà di me!"
Gesù, che è già avanti qualche metro, si arresta e si volge cercando chi ha gridato, e la servente dice: "Padrona, ti cerca. Alzati dunque, e va' da Lui e Fabia sarà guarita" e l'aiuta ad alzarsi guidandola verso il Signore che dice: "Chi mi ha invocato venga a Me. E' tempo di misericordia per chi sa sperare in essa."
Le due donne si fanno largo; prima la servente per preparare la strada alla madre, poi la stessa, e stanno per raggiungere Gesù quando una voce grida: "Il mio braccio perduto! Guardate! Benedetto il Figlio di Davide. Il sempre potente nostro vero Messia!"
Succede un trambusto perchè molti si girano e la folla ha un rimescolio, un movimento di onde contrarie intorno a Gesù. Tutti vogliono sapere, vedere... Interrogano un vecchio che agita il suo braccio destro come fosse una bandiera e che risponde: "Egli si era fermato. Io sono riuscito a prendere un lembo del suo manto e a coprirmi di esso, e come un fuoco mi è corso per il braccio morto e una vita, ed ecco: il destro è come il sinistro, solo perchè fu toccato dalla sua veste."
Gesù intanto chiede alla donna: "Che vuoi?"
La donna tende la sua creatura e dice: "Anche essa ha diritto alla vita. Innocente essa. Non chiese di essere di un o dell'altro luogo, di un o dell'altro sangue. Io colpevole. Io punita. Non lei."
"Speri tu che la misericordia di Dio sia più grande di quella degli uomini?"
"Lo spero, Signore. Io credo. Per me e per la mia creatura, alla quale spero Tu renda pensiero e moto. Si dice che Tu sei la Vita..." e piange.
"Io sono la Vita e chi crede in Me avrà vita dello spirito e delle membra. Voglio!" Gesù ha gridato queste parole con voce forte, e ora abbassa la mano sulla creatura inerte e questa ha un fremito, un sorriso, una parola: "Mamma!"
"Si scuote! Sorride! Ha parlato! Fabio! Padrona!" Le due donne hanno seguito le fasi del miracolo e le hanno proclamate forte. E hanno chiamato il padre che si fa largo fra la gente e giunge alle donne quando già esse sono ai piedi di Gesù piangendo e mentre la servente dice: "Io te lo avevo detto che Egli ha pietà di tutti!", la madre dice: "E ora perdonami anche il mio peccato."
"Non te lo mostra il Cielo, colla grazia concessa, che il tuo errore è perdonato? Sorgi e cammina. Nella via nuova, con tua figlia e coll'uomo che hai scelto. Va'. La pace a te. E a te, fanciullina. E a te, fedele israelita. Molta pace a te, per la tua fedeltà a Dio e alla figlia della famiglia che servivi e col tuo cuore hai tenuto vicina alla Legge. E pace anche a te, uomo, che sei stato più rispettoso, per il Figlio dell'uomo, di molti altri di Israele."
Si congeda mentre la folla, lasciato il vecchio, si interessa del nuovo miracolo sulla fanciullina paralizzata ed ebete, forse per meningite, e che ora saltella felice dicendo le uniche parole che sa, quelle che forse sapeva quando si era ammalata e che ritrova intatte nella mente risorta: "Padre, mamma, Elisa. Il bel sole! I fiori!..."
Gesù fa per andare, ma al bivio ormai superato, da presso gli asinelli lasciati in asso dai miracolati, altri due gridi, lamentosi, dalla caratteristica cadenza ebrea: "Gesù, Signore! Figlio di Davide, abbi pietà di me!" E di nuovo, più forte, per superare i gridi della folla che dice: "Tacete. Lasciate andare il Maestro. Lunga è la via e si alza il sole sempre più forte. Che Egli possa essere sui colli prima del calore", gridano di nuovo: "Gesù, Signore, Figlio di Davide, abbi di me pietà."
Gesù si ferma di nuovo dicendo: "Andate a prendere quelli che gridano e conducetemeli qui."
Alcuni volonterosi vanno. Raggiungono i due ciechi e dicono: "Venite. Egli ha pietà di voi. Alzatevi chè vi vuole esaudire. Ha mandato noi a chiamarvi in suo nome" e cercano di guidare i due ciechi fra la folla.
Ma se uno si fa condurre, l'altro, più giovane, e forse più credente, precorre il desiderio dei volonterosi e si fa avanti da solo, col suo bastoncello puntato in avanti, il caratteristico sorriso e atteggiamento dei ciechi sul volto alzato a cercare la luce... e sembra che il suo angelo lo guidi tanto va svelto e sicuro. Se non avesse gli occhi bianchi non parrebbe cieco. Giunge per primo davanti a Gesù che lo ferma dicendo: "Che vuoi che ti faccia?"
"Che io veda, Maestro. Fa', o Signore, che i miei occhi e quelli del mio compagno si aprano": E' sopraggiunto l'altro cieco e lo fanno inginocchiare presso il compagno.
Gesù posa le mani sulle loro facce alzate e dice: "Sia fatto come chiedete. Andate! La vostra fede vi ha salvato!"
Leva le mani e due gridi escono dalle labbra dei ciechi: "Io vedo, Uriel!"; "Io vedo, Bartimeo!" e poi, insieme: "Benedetto Colui che viene nel nome del Signore! Benedetto Colui che lo ha mandato! Gloria a Dio! Osanna al Figlio di Davide" e due volti al suolo per baciare i piedi di Gesù e poi si alzano i due già ciechi, e quello detto Uriel dice: "Vado a mostrarmi ai parenti e poi torno a seguirti, o Signore." Ma Bartimeo dice invece: "Io non ti lascio. Manderò ad avvisarli. Sarà sempre gioia. Ma separarmi da Te, no. Mi hai dato la vista. Io ti consacro la vita. Abbi pietà del desiderio del tuo infimo servo."